Libri

Calembours, motti, giochi di parole, aforismi, saggi e considerazioni sono i protagonisti delle raccolte di Renato Rocco. Ogni libro, desideroso di essere unico e innovativo, affronta le più disparate tematiche sempre rivelando la personalità inconfondibile del suo Autore.

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COMME FACETTE MAMMETA

Homo Sapiens, 2014

Chi ha seguito la produzione letteraria di Renato Rocco sa bene che le sue non sono risate a perdere; la risata suscitata dai calembour, dai giochi di parole e dagli aforismi non è fine a se stessa, ma viatico per osservare il mondo da una prospettiva insolita e, in fin dei conti, potenzialmente penetrante.  Pare chiaro, allora, che Renato Rocco, con le armi proprie della parodia, abbia inteso smascherare una Napoli irreale, abbia inteso colpire al cuore della produzione culturale, a suo tempo alimentata da tanti poeti, narratori, pittori, cantanti e parolieri, origine prima dell’immagine fittizia della città. Il rigoroso pessimismo della ragione, sempre sotteso alla cultura comica di Renato Rocco, non fa sconti alla cultura popolare, non si china a osservare con paternalistica e padronale indulgenza, ma ne smaschera pochezza e arretratezza con tutto lo sdegno e la civile insofferenza di quell’altra borghesia, quella intellettuale e giacobina, che, a due secoli di distanza, non ha ancora dimenticato i suoi martiri e non ha ancora cessato di gridare la propria sofferenza per una coabitazione con la nuova plebe della società di massa, ancora più difficile, ancora più insopportabile. Non è un caso, dunque, che Rocco scelga di esercitare il proprio sarcasmo sui proverbi, oltre che sulle canzoni. Renato Rocco sostiene a chiare lettere che il superamento di quella cultura popolare sarebbe un fattore decisivo per il progresso civile di una parte significativa di Napoli.

Si tratta di parole non equivoche di cui sentivamo il bisogno - Raffale Messina.

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Qui…con noi

Savarese, 2014

Qui…con noi, ripete Renatino per esprimere il desiderio di averci tutto intorno. E così lui ci strega tutti. È il raggio di luce che riempie di colore tutto quello che guarda, che illumina d’oro il nostro futuro. Nasce così questa raccolta di piccoli scritti che il nonno ha voluto dedicare al suo adorato nipotino in occasione del Battesimo. Li leggerà di tanto in tanto scegliendo quello che più si adatta al momento che sta vivendo e potrà risolvere un problema attingendo all’esperienza di chi ha già vissuto. E si rinnova il miracolo d’amore accaduto nel momento della sua nascita – Pinarosa Cerasuolo Rocco.

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Il Motto che parla

Savarese, 2010

Molteplici sono i meccanismi linguistici sfruttati da Renato Rocco in occasione di questa nuova raccolta. In alcuni casi, egli fa perno della manipolazione del dato ortografico (“La donna sa sempre tolto”) e a quella dell’andamento frastico (“Il monaco non capito: fra-inteso”). In altri, invece, piega a proprio vantaggio la polisemia delle parole e sfrutta il doppio senso che ne consegue: “L’amore vive sul fallo di Adamo”. In altri ancora, applicando un collaudato procedimento di matrice surrealista, punta sull’interpretazione letterale di modi di dire che siamo soliti utilizzare in chiave metaforica: “Aveva i capelli di color ruggine a causa di una memoria di ferro”. Si avverte, in questa terza raccolta, uno slittamento dai giochi di parole agli aforismi. In altre parole, dal gioco verbale che si risolve in se stesso si passa a quello che solletica le corde più immediate della comicità, sempre fondata sul richiamo di situazioni di assoluta negatività, meglio se attinenti la sfera sessuale, nelle quali il lettore riconosce la parte peggiore di sé, una parte che gli appartiene anche se di essa si vergogna e vorrebbe nasconderla. C’è in questa nuova produzione un ulteriore passaggio verso giochi di parole che esprimono una più ponderata visione della realtà. I suoi aforismi sovvertono convincimenti radicati, come quello che la conoscenza sia solo nella riflessione sistematica, nella costruzione filosofica, nell’analisi dettagliata. La parola giocata da Rocco mostra, invece, il trionfo del “pensiero agile”: non figlio del pensiero debole, ma rivolta contro il pensiero forte, contro le grandi costruzioni filosofiche e teologiche che, tanto cerebrale quanto lontane dalla realtà delle cose.

Una forma di saggezza che, consapevole della relatività di ciascun punto di vista, fa uso della brevità, dell’arguzia, dell’antinomia, contrapponendoli a chi nasconde il proprio dogmatismo dietro un fiume di parole ben levigate - Raffale Messina.

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Mettersi in sposa

Edizioni del Delfino, 2005

Renato Rocco, ha trasformato il refuso, ovvero l’errore di stampa dei giornali e dei libri, in genere letterario.
Immaginate un giornale scritto tutto da Renato: un giornale sbagliato, ma incorreggibile.
Renato quando gioca con le parole ci presenta il suo regno di libertà: per questo motivo amo definirlo il Re dei Re-fusi. Nella parola re-fuso c’è un re. E un regno: fottutamente fuso - Massimiliano de Francesco.

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Colmo di fulmine

Edizioni del Delfino, 2003

Giochi di parole sul matrimonio, l'amore e il sesso...Dove vanno i colombi in luna di miele? a Piccione.

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Il doppio Giogo

Saverese, 2002

Si rincorrono, si superano, ritornano al punto di partenza come monelli impegnati in una rincorsa felici ed eccitati. Sono i calembours che ho ascoltato nel tempo. Sono bisticci in cui due parole che esprimono richiami diversi si richiamano per qualche somiglianza. Nello sciame di calembours Renato ha fatto scivolare alcune chicche che, secondo la sistemazione data da Freud alla materia, sono “giochi di parole”, da lui collocati ad un livello più altro tre i motti di spirito…le tue giocose creazioni coniugano il sentire di un cuore adolescente con l’acutezza di un intelletto adulto – Prof. Salvatore Cerasuolo.

 

L’alfabeto…nelle mani di Renato, diventa un’arma micidiale che capovolge i significati, ci prende di sorpresa, tocca l’assurdo e ci da una scossa elettrica di humor inatteso. Il vero può essere connotato e mistificato con le sue stesse parole, leggermente attorcigliate su se stesse come una gomma che può scattare da un momento all’altro. Forse la nostra è una mente a doppio fondo, accessibile solo a uno spirito libero come quello di renato. Dopo aver letto i calembours di Renato, l’univocità connotativa diventa noiosa e futile. L’ambiguità è l’altra faccia del vero – Prof. Rocco Caporale.

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COMME FACETTE MAMMETA

Homo Sapiens, 2014

Chi ha seguito la produzione letteraria di Renato Rocco sa bene che le sue non sono risate a perdere; la risata suscitata dai calembour, dai giochi di parole e dagli aforismi non è fine a se stessa, ma viatico per osservare il mondo da una prospettiva insolita e, in fin dei conti, potenzialmente penetrante.  Pare chiaro, allora, che Renato Rocco, con le armi proprie della parodia, abbia inteso smascherare una Napoli irreale, abbia inteso colpire al cuore della produzione culturale, a suo tempo alimentata da tanti poeti, narratori, pittori, cantanti e parolieri, origine prima dell’immagine fittizia della città. Il rigoroso pessimismo della ragione, sempre sotteso alla cultura comica di Renato Rocco, non fa sconti alla cultura popolare, non si china a osservare con paternalistica e padronale indulgenza, ma ne smaschera pochezza e arretratezza con tutto lo sdegno e la civile insofferenza di quell’altra borghesia, quella intellettuale e giacobina, che, a due secoli di distanza, non ha ancora dimenticato i suoi martiri e non ha ancora cessato di gridare la propria sofferenza per una coabitazione con la nuova plebe della società di massa, ancora più difficile, ancora più insopportabile. Non è un caso, dunque, che Rocco scelga di esercitare il proprio sarcasmo sui proverbi, oltre che sulle canzoni. Renato Rocco sostiene a chiare lettere che il superamento di quella cultura popolare sarebbe un fattore decisivo per il progresso civile di una parte significativa di Napoli.

Si tratta di parole non equivoche di cui sentivamo il bisogno - Raffale Messina.

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Qui…con noi

Savarese, 2014

Qui…con noi, ripete Renatino per esprimere il desiderio di averci tutto intorno. E così lui ci strega tutti. È il raggio di luce che riempie di colore tutto quello che guarda, che illumina d’oro il nostro futuro. Nasce così questa raccolta di piccoli scritti che il nonno ha voluto dedicare al suo adorato nipotino in occasione del Battesimo. Li leggerà di tanto in tanto scegliendo quello che più si adatta al momento che sta vivendo e potrà risolvere un problema attingendo all’esperienza di chi ha già vissuto. E si rinnova il miracolo d’amore accaduto nel momento della sua nascita – Pinarosa Cerasuolo Rocco.

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Il Motto che parla

Savarese, 2010

Molteplici sono i meccanismi linguistici sfruttati da Renato Rocco in occasione di questa nuova raccolta. In alcuni casi, egli fa perno della manipolazione del dato ortografico (“La donna sa sempre tolto”) e a quella dell’andamento frastico (“Il monaco non capito: fra-inteso”). In altri, invece, piega a proprio vantaggio la polisemia delle parole e sfrutta il doppio senso che ne consegue: “L’amore vive sul fallo di Adamo”. In altri ancora, applicando un collaudato procedimento di matrice surrealista, punta sull’interpretazione letterale di modi di dire che siamo soliti utilizzare in chiave metaforica: “Aveva i capelli di color ruggine a causa di una memoria di ferro”. Si avverte, in questa terza raccolta, uno slittamento dai giochi di parole agli aforismi. In altre parole, dal gioco verbale che si risolve in se stesso si passa a quello che solletica le corde più immediate della comicità, sempre fondata sul richiamo di situazioni di assoluta negatività, meglio se attinenti la sfera sessuale, nelle quali il lettore riconosce la parte peggiore di sé, una parte che gli appartiene anche se di essa si vergogna e vorrebbe nasconderla. C’è in questa nuova produzione un ulteriore passaggio verso giochi di parole che esprimono una più ponderata visione della realtà. I suoi aforismi sovvertono convincimenti radicati, come quello che la conoscenza sia solo nella riflessione sistematica, nella costruzione filosofica, nell’analisi dettagliata. La parola giocata da Rocco mostra, invece, il trionfo del “pensiero agile”: non figlio del pensiero debole, ma rivolta contro il pensiero forte, contro le grandi costruzioni filosofiche e teologiche che, tanto cerebrale quanto lontane dalla realtà delle cose.

Una forma di saggezza che, consapevole della relatività di ciascun punto di vista, fa uso della brevità, dell’arguzia, dell’antinomia, contrapponendoli a chi nasconde il proprio dogmatismo dietro un fiume di parole ben levigate - Raffale Messina.

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Mettersi in sposa

Edizioni del Delfino, 2005

Renato Rocco, ha trasformato il refuso, ovvero l’errore di stampa dei giornali e dei libri, in genere letterario.
Immaginate un giornale scritto tutto da Renato: un giornale sbagliato, ma incorreggibile.
Renato quando gioca con le parole ci presenta il suo regno di libertà: per questo motivo amo definirlo il Re dei Re-fusi. Nella parola re-fuso c’è un re. E un regno: fottutamente fuso - Massimiliano de Francesco.

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Il doppio Giogo

Saverese, 2002

Si rincorrono, si superano, ritornano al punto di partenza come monelli impegnati in una rincorsa felici ed eccitati. Sono i calembours che ho ascoltato nel tempo. Sono bisticci in cui due parole che esprimono richiami diversi si richiamano per qualche somiglianza. Nello sciame di calembours Renato ha fatto scivolare alcune chicche che, secondo la sistemazione data da Freud alla materia, sono “giochi di parole”, da lui collocati ad un livello più altro tre i motti di spirito…le tue giocose creazioni coniugano il sentire di un cuore adolescente con l’acutezza di un intelletto adulto – Prof. Salvatore Cerasuolo.

 

L’alfabeto…nelle mani di Renato, diventa un’arma micidiale che capovolge i significati, ci prende di sorpresa, tocca l’assurdo e ci da una scossa elettrica di humor inatteso. Il vero può essere connotato e mistificato con le sue stesse parole, leggermente attorcigliate su se stesse come una gomma che può scattare da un momento all’altro. Forse la nostra è una mente a doppio fondo, accessibile solo a uno spirito libero come quello di renato. Dopo aver letto i calembours di Renato, l’univocità connotativa diventa noiosa e futile. L’ambiguità è l’altra faccia del vero – Prof. Rocco Caporale.

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